Le aree di sgambamento, istruzioni per l’uso.

Lungo racconto autobiografico semiserio su tutto quello che c’è da sapere per “portare il cane al parchetto”.

portare il cane al parco

Era l’ormai lontano 1992, dicembre per l’esattezza, quando finalmente portai a casa il mio primo vero cane tutto mio! Einstein! UN meticcione di pastore tedesco tutto nero, con macchia bianca sul petto, sulle punta delle dita e sulla punta del… ehm… ci siamo capiti. Allora tutti dicevano fosse un meticcio pastore tedesco/belga, mix fatto volutamente spesso anche tutt’ora, ma in realtà ora che conosco bene la genetica dei colori, so che l’altro cane con cui hanno accoppiato un pastore tedesco, o un mix di pastore tedesco, doveva avere spotting bianco, pezzatura bianca per intenderci, diciamo tipo un Border Collie ecco. Di certo era MOLTO Pastore Tedesco, come struttura, tessitura del pelo, movimento e carattere, per questo probabilmente la componente pastore/lupoide era totale o quasi.

Immagino che sarete anche curiosi di sapere come mai un nome così particolare. Beh, all’epoca il film “Ritorno al Futuro” ebbe molto successo e chi l’ha visto sa che il cane di “Doc”, si chiamava proprio Einstein. In effetti era un nome lungo e impronunciabile, ora che finivi di chiamarlo il cane era già lontano chilomentri, poi per i cani successivi ho scelto tutti nomi a due sillabe come “nome di casa”, anche per quelli con nomi altisonanti sul pedigree, ma per lui quel nome a cui già rispondeva da una vita non lo scelsi certo io!

Fino ad allora, prima di avere lui, avevo sempre e solo giocato con i cani degli altri, dato che i miei non volevano prendermene uno. ”Poi ci dobbiamo stare dietro noi” dicevano. Io, come tutti i bimbi, giuravo di no, che ci avrei assolutamente pensato io, e chissà se sarebbe davvero stato così, ma l’ultima parola non spettava a me, quindi mi accontentavo di giocare con cani non miei.

Giocavo con quelli di mia nonna, dato che abitavamo nella stessa corte e lei ne ha sempre avuti, poco importa che allo stesso tempo non abbia mai avuto un’idea di come si gestiscono e educano, ma lei li adorava, e li trattava come bambini. Oppure giocavo anche con i cani dei vicini, ed è inutile dirlo, chi mi conosce lo sa, che per me il “canelupo”, leggi pastore tedesco o mix dello stesso, è sempre stato “il cane”, la tipologia di cane con cui mi trovavo più in sintonia, e pensate che ero già riuscita diciamo da “autodidatta”, ad insegnare qualcosa ai “canilupi” altrui.

La storia racconta che anche con lo stesso Einstein la nostra avventura cominciò da Amici e non da proprietario col suo cane.

Dovete sapere che nel 1991 conobbimo dei senzatetto al Ferrara Buskers Festival, avevano con loro cani e gatti, disegnavano per terra e facevano colletta. Noi avevamo appena una ventina d’anni, ed una mia amica si invaghì di uno di loro, un tedesco di almeno 20 anni più vecchio di lei. Ehh… il fascino dello straniero ribelle!

Finito il festival, per consentire a lui di restare vicino a lei, ma allo stesso tempo per vivere in un posto più redditizio per la loro sopravvivenza da senzatetto, si stabilirono a Bologna, allestendo un accampamento in un appezzamento di terra recintato e in disuso in una via vicino al centro, costruendo baracche con materiale di recupero, e restandoci per almeno un paio d’anni, animali compresi.

Fu così che ad un certo punto apparve lui, Einstein, questo cucciolotto di 4 mesi tutto nero e luposo, che a me faceva impazzire. Da adolescente, dopo la fase Dark, passai per quella Metal finendo al Death Metal, come poteva non essere “il mio cane”!?

Di Einstein dicevano venisse dalla Germania col suo ex proprietario, un connazionale del tedesco che frequentava la mia amica. Il cane era usato per fare colletta, e evidentemente cresciutello, non più cuccioloso e puccioso come prima, non era più utile, e fu quindi lasciato lì “per qualche giorno”. “Poi vengo a riprenderlo”, disse il teutonico accattone. Però, a parte che non si fece più vedere per mesi, ma visto come il cane era spaventato a vedere un bastone, o alzare una mano, decisero che se anche fosse tornato, il cane sarebbe rimasto lì. E fu così diventò il cane del compagno della mia amica. Solo virtualmente come potrete immaginare, perché allora si faceva il tatuaggio, non si metteva il microchip, ma lui era un perfetto clandestino come i suoi compagni di vita.

Nei mesi successivi, frequentando la alternativa compagnia assieme alla stessa ed altri amici, spesso lo passavo a prendere e me lo portavo a spasso io. Loro avevano le bancarelle in giro, facevano treccine, o vendevano collanine e ammenicoli vari, e il cane restava all’accampamento assieme agli altri animali, noi al sabato si andava sempre a Bologna a fare un giro, la città, quella grande e alternativa rispetto al nostro “paesone” quale è Ferrara, e prima si passava a prenderlo su. Era il nostro compagno di avventure, con lui si andava in montagnola dove c’era il mercatino hippy, e una miriade di cani simili a lui, già perché allora non andava ancora di moda il bullo come adesso, allora avevano tutti meticci di lupoide e/o di molossi ma più simil mastino o maremmano.

E fu qui, che pur con un cane non mio, ebbi le prime esperienze del “portare il cane al parco”.

Il parco della montagnola era già allora, inizio anni ’90, un posto assurdo, da una parte bimbi e genitori che giocavano a palla, sul prato centrale gente “alternativa”, svaccata al sole a fumarsi e farsi di tutto, e dall’altra parte le bancarelle del mercatino hippy. I cani degli ambulanti giravano tutti liberi, tutto il giorno, autogestendosi quasi al 100%, distanti decine di metri dai proprietari. Erano cani equilibrati però, con precise dinamiche di branco, comunicavano e se la sbrigavano da soli, raramente doveva intervenire qualche umano a sedare i bollenti spiriti di due combattenti, e anche il giovane Einstein ben si districava e integrava in quella situazione. E queste dinamiche equilibrate, le ho ritrovate poi, in situazioni simili, quando si accampavano “gli alternativi” al Ferrara Buskers Festival con i loro cani, fra i quali passavo con i miei senza problemi, al contrario dei soliti avventori del parco che evitavano perché erano terrorizzati da “tutti quei cagnacci grossi e liberi”.

Ma tornando a noi, arrivato però l’inverno, il mio futuro amico nero compie un anno, e “il lavoro” spinge il proprietario a lasciarlo spesso da solo all’accampamento, anche l’intero finesettimana, ed è qui che si rende conto che per il bene del cane, è ora di trovare lui un’altra casa. Beh, l’epilogo è abbastanza scontato, indovinate un po’ chi ha preso Einstein? Esattamente, lo presi io! E furono 10 anni di croce e delizia, fu la mia prima esperienze da proprietario vero al 100%!

Portatolo a Ferrara con me, per i primi 6 mesi cominciammo ad andare “nel sottomura”, il posto dove in centro a Ferrara si portano i cani a sgambare, peraltro giusto sotto casa mia. E per i primi sei mesi nessun problema, giocava amabilmente con tutti gli altri cani, si sottometteva ai maschi adulti, ma poi, forse anche di conseguenza ad un aggressione apparentemente immotivata da parte di un cane famoso per essere mordace anche con gli umani, divento “cattivo”, e cominciò ad attaccare a prescindere qualsiasi cane vedesse, tranne poi cambiare atteggiamento e fare il cascamorto se si fosse rivelata una signorina.

Non c’era verso di farlo andare d’accordo con gli altri cani, e c’è da dire che, oltre al fatto che io ero alla mia prima esperienza e adesso magari gestirei la cosa diversamente, ma tutta la jungla di addestratori, educatori, comportamentisti, comportamentalisti, specialisti del comportamento e della riabilitazione e supercazzole varie, allora non andavano come oggi. Forse non esistevano nemmeno, almeno dalle mie parti, magari forse nelle grandi città si, ma di certo non da noi. Il cane era un cane e stava in cortile alla catena, per buona parte della popolazione.

Addirittura inizialmente, e prima che diventasse aggressivo con la maturità, avevo provato a portarlo a scuola, mi sembrava una cosa carina, una cosa da fare io e lui, ma mi dissero, “si… puoi venire, ma sai, è un meticcio, non può fare nessuna disciplina, poi ha un anno, ormai non impara più!“

Ma cosa non impara più! Mi rimboccai le maniche, presi un libro: “il pastore tedesco” dove c’erano illustrati tutti gli esercizi di utilità e difesa, ma non spiegavano come si insegnassero. Beh, io arrivai a capire da sola che cos’è un rinforzo, e con pallina e cibo, arrivai a fargli fare tutto. Ok magari non con la precisione da mondiale di IPO, ma faceva tutto. E anche una volta diventato aggressivo, comunque, quando era “al lavoro” o diciamo“sotto controllo”, lo potevo portare senza guinzaglio in mezzo ad altri cani che rimaneva li e li ignorava.

Prima lezione di vita, una volta cresciuto il cane, specie se di certe razze, non è detto che possa essere lasciato a giocare con gli altri cani, non c’è scritto da nessuna parteche deve andare d’accordo ed essere amico di tutti, è però possibilissimo insegnare lui a non considerarli, che sono là, ma non ci interessa, noi facciamo altro, purchè non entrino nella bolla personale del nostro cane, bolla che possibilmente, dobbiamo tenere di dimensioni pià ridotte possibile.

Insomma se avete intenzione di diventare dei parchettari, di stare ore al parco e mollare il cane a giocare con gli altri, e non solo per qualche mese finché cucciolo, non prendete cani tipo pastori tedeschi, specie se maschi, cani corso, pitbull, rottweiler, amstaff e molossi simili, ma pure un akita inu, questo per citare i più noti, poi ovviamente ci sono le eccezioni nell’uno e altro senso, e dipende anche “dal manico” del proprietario, ma il propietario medio non è mai ferratisismo, il fatto è lì. Ci sarebbe da fare liste lunghissime, ma diciamo che la tipologia di cani che più può essere idoea è quella dei cani da caccia o comunque abituati a stare in muta, o comunque molto ben comunicativi con gli altri. Suggerisco quindi eventualmente di  chiedere un parere ad un esperto quindi, prima di prendre un cane.

Tornando al mio Einstein, capite quindi che con un “killer” simile, non potevo più frequentare le aree sgambamento, se non quando erano deserte, aggirandomi guardinga per vedere se appariva qualcuno all’orizzonte, e non vi dico le volte che, nonostante le precauzioni, magari trovando un altrettanto iroso conspecifico, ho dovuto separarlo e sedare una rissa. E di conseguenza, fu solo quando ahime mi lasciò a fine 2002 e presi Leo, anche lui meticcio di pastore tedesco, che cominciai veramente, avendo anche accumulato quasi 11 anni di esperienza, a frequentare e conoscere bene le dinamiche e le figure tipiche delle aree sgambamento cani.

Leo arrivò a casa mia a 45 giorni, si lo so troppo presto, ma erano contadini, se non lo avessi preso io lo avrebbero dato a qualcun altro, e pensate che era già “un rientro”. Era un cane tosto di carattere, che mi diede filo da torcere da cucciolo e che prometteva di arrivare ad una buona taglia, quale poi in effetti diventò, con circa 38 kg e 68 cm al garrese. La mia preoccupazione era, ma quando diventa grande? Vista la pregressa esperienza, avevo il terrore di come sarebbe stato portarlo in giro, ma anche di come si sarebbe comportato con noi. All’epoca ero appena andata a convivere col mio compagno nella nuova casa, Einstein morì durante il trasloco.

Certo, a 2 mesi era innocuo, anche se si è sempre mosso con una certa boria, andava incontro a tutti a coda alta e tutto impettito, per nulla intimorito dai grandi. E usava TANTO quei dentini malefici, a sangue, massacrando mani e maniche di indumenti a chiunque si mettesse fra lui e il suo obbiettivo. Per fortuna riuscii a gestirlo, a educarlo e raddrizzarlo, ed essendo lui stato un cane davvero “dominante”, alla fine una volta adulto non ebbi nessun problema. Già perché magari avrete incontrato anche voi alle aree cani, quello orgoglioso di avere “il cane dominante”, che attacca/briga con tutti, che in realtà, è spesso solo un insicuro, o per usare un francesismo “un cagacazzo”! Leo invece aveva un modo di porsi che in genere i cani si sottomettevano dando chiari segnali solo al suo arrivo, senza fare alcunché di particolare, ma solo da come si muoveva e atteggiava. Lui non era mai aggressivo a sproposito, e se doveva rimettere al suo posto qualcuno, lo faceva con fermezza, ma senza far male, come è successo varie volte, tipo quando il classico cagnetto di taglia medio-piccola in piena fase adolescenziale gli si è attaccato a una zampa posteriore per montarlo, e lui lo prese al collo, lo ribaltò e gli è andò su con un enorme ruggito, al che il piccolo se la defilò desistendo. Grande lezione di vita, e grave errore fermare un cane che ha queste competenze e che può salvare la pelle del baldo giovane, insegnandogli che “non si fa”, perché cosa avrebbe potuto succedere, nel caso si fosse permesso di farlo con altri cani meno accomodanti del mio? Queste sono scene che, da inesperti, sono da cardiopalma, ma per i cani è normale amministrazione, anzi a volte ci vorrebbe, ed è proprio il non far fare certe esperienze ai propri piccoli ormoni vaganti, che poi capita di peggio.

Leo mi diventò un po’ più nervoso solo a 7- 8 anni in presenza della neo compagna Lula, di cui era gelosissimo, prima andando in giro solo con la Border e la meticcia non era così possessivo, ma diversamente, se nessuno gli toccava “la donna”, non rissava mai, e se incontrava cani più forti della media e che non lo riverivano, si giravano attorno collo contro collo-spalla contro spalla confrontandosi. Io li lasciavo fare qualche secondo, tanto prima non mi avrebbe mai considerato, e poi lo chiamavo via e tutto finiva li. E’ chiaro che sempre memore delle imprese di Einstein, in età dell’adolescenza, quando cominciò a fare il gradasso, io gli mettevo dei paletti, gli facevo capire che no, non è un comportamento gradito, quando alzava la cresta e cercava di mettere sotto tutti. Come sono sempre intervenuta per fermarlo quando si mettevano in due o tre a inseguire un cane, già perché una delle figure tipiche da parchetto è il cane che fa “la lepre”, e che si fa inseguire da uno o più cani. Comportamento pericoloso, da non assecondare, e che a volte può sfociare in una aggressione di gruppo da parte degli inseguitori, o comunque in una rissa, motivo per cui quando io vedo che si “imbrancano” in due o tre e inseguono “la lepre”, il mio cane lo fermo, gli altri facciano come credono.

Già facciano come credono, perché non c’è nulla di più irritante del “sotuttoio”, di quello che si mette a dar consigli non richiesti, e che vuole “insegnarti come educare tuo figlio”, e magari ne sa meno di tutti messi assieme, ma l’ha sentito dire da “suo cuggino”, per cui se mi chiedono, spiego perché faccio così, perché blocco i miei cani in certe occasioni, diversamente mi faccio gli affari miei, che è sempre meglio!

Ma sarebbe bene sapere che il cane in area sgambamento, ovunque essa sia, dovrebbe essere gestito, e non mollato a far quel che vuole, disinteressandosene mentre si fa “filò” con gli altri proprietari, fino all’ora di andare a casa, quasi non sapendo nemmeno dov’è, cosa che invece ahime spesso succede.

Poi è anche vero che c’è area e area. Ci sono aree grandi, e aree piccole, aree molto frequentate e aree poco frequentate, aree tenute pulite e aree dove “nessuno raccoglie”, aree che diventano di monopolio dei soliti avventori, e risulta poi difficile inserirsi nel gruppo, o aree con utilizzo vario e casuale da parte di tante persone, aree in cui trovi cani aggressivi e non riesci ad andare, aree dove portano femmine in calore che creano lo scompiglio. Ci sono poi Aree regolari, allestite dai comuni, e aree non adibite a sgambamento, in cui i cani DOVREBBERO stare legati, o addirittura non entrare proprio, ma ci entrano comunque e legati non ci stanno, e magari non sono nemmeno aree recintate. Ho visto pure gente che si trova lungo argini o prati di campagna/montagna, a far giocare fra di loro i cani, quando di fatto, sarebbe vietato lasciarli liberi pure lì, ebbene si nemmeno in campagna potreste sciogliere il cane, a meno che non sia un ausiliare di qualche forza dell’ordine o gruppo di soccorso, o non siate cacciatori, abbiate la licenza e sia periodo di caccia. Ma in fin dei conti, se non danno fastidio a nessuno, si è sempre fatto lo stesso! Siamo Italiani no????

Alla fine purtroppo, ci tocca cercare un posto dove portare a giocare e sfogare il nostro amico, specie se non facciamo attività sportive con lui, e in qualche modo ci si deve organizzare!

Una delle altre tipiche figure da parchetto, come proprietario, è “il solitario“, quello che si mette lì, a pochi metri, vicino al gruppo di cani e proprietari, magari si siede su una panchina, e non vuole che il suo cane vada dagli altri o viceversa, o magari il suo amico peloso è addirittura aggressivo, e lo tiene legato mentre sclera perché vorrebbe andare ad ucciderli tutti ma non può. E insomma, stare li è solo in grande stress per il cane, e a volte pure per gli altri, continuamente minacciati. Oppure che fa? Si mette a lanciare la palla o il freesbee al suo cane, e se ne ha a male se qualche altro del gruppo poco distante, vuole giocare anche lui e/o ruba l’oggetto al suo cane, che volendo, l’area è così vasta che sarebbe bastato mettersi alla panchina successiva, per evitare tutto ciò. Ma entrare nella testa di tutti non è mica semplice, vai a capire…

Ecco, a proposito di lanciare giochi, tenete presente, che è spesso proprio per questo che nascono le risse, a volte non succede nulla, e conoscendo bene i propri e altrui quattrozampe sappiamo cosa possiamo fare in quel frangente o meno, ma non tutti sono così avveduti. Mi ricordo sempre un signore, che aveva un bellissimo border collie rosso, e veniva al parco a farlo sgambare col gruppo che frequentavo all’epoca. Ecco il cane era tranquillissimo, finché non doveva difendere il bastone che puntualmente il proprietario gli lanciava, dai una, dai due, dai tre, finché un altro proprietario, esausto, prendeva lui l’oggetto della discordia, e guardando il tipo negli occhi, gettava il bastone nel cestino! Ma voi pensate che capisse? Ma no, la volta dopo faceva uguale.

Ora dico io, vedi sopra, se devi giocare tu da solo con lui, ma perché vieni nel gruppo? O stai nel gruppo e lasci i cani interagire normalmente, o te ne vai più in la e giocate voi due!

Per fortuna alla fine ho visto che cani abituati al parchetto, spesso sono più intelligienti loro del poprio umano e sono loro stessi ad evitare il conflitto in questi frangenti.

Attenzione, che stesso effetto lo può sortire anche il cibo, sebbene ci sia modo anche li di gestire la situazione. La regola sarebbe “mai tirare fuori cibo in area sgambamento“. Nonostante ciò, dove vado ora a far giocare la lupetta, c’è una simpatica coppia di signori anziani, che non ha più il cane, e che passa tutti i giorni per una passeggiata. I Cani ormai li riconoscono, e corrono a ritirare il goloso premio, elargiscono sempre biscottini a tutti! Per fortuna senza litigi, ma davvero attenzione a tirare fuori le risorse in presenza di cani non conviventi che stano momentaneamente assieme, a meno che non siano amici consolidati e si sappia che non succede nulla.
A volte per alcuni cani molto possessivi, la risorsa che fa scattare reazioni aggressive è addirittura il proprietario stesso, sia che stia elargendo coccole al altri, o anche solo che altri gli si avvicinino.

Ora, il famoso signore col border e il bastone, era anche il tipico esponente di un’altra categoria di parchettari, il “pippocercamoglie”. Quello che tutte le volte ti proponeva il cane in monta, per la tua della stessa razza. Il suo cane non era brutto, ma mi sarebbe piaciuto quantomeno sapere da dove veniva, di chi era figlio, e se aveva fatto esami per la salute. Ecco, chiedendo al signore, ha il pedigree? Di chi è figlio? Risposta “boh si cel’ha cel’ho a casa ma non so mica di chi è figlio”, “ma almeno ha fatto le lastre per la displasia?” lui rispondeva in dialetto ferrarese “mo mi no ve, al camina ben!” (traduzione, ma io no ve, cammina bene!). E vabbè anche questo è un classico ed evergreen del parchetto che spesso si incontra frequentando questi luoghi.

Poi ci sono “gli ipocondriaci”, quelli che appena i cani giocano un po’ più pesantemente svengono, o che vanno nel panico se li perdono di vista due secondi, come quelli che hanno paura che non tornino al richiamo e non li sciolgono mai, o se li sciolgono li chiamano ogni 3 secondi, e il cane li ignora ovviamente, della serie come fumarsi il richiamo, per il noto effetto “al lupo al lupo”. Poi ci sono quelli che hanno paura mangino bocconi avvelenati, paura giusta per carità, ma dipende dove sono cosa stanno facendo, a volte scavano e mangiano radici e questi stanno già svenendo.

Si perché, uno degli sport preferiti dai cani, oltre a rincorresi, e se possibile, farlo davanti ai ciclisti e podisti che passano rischiando di farli cadere, è quello di scavare voragini, che nessuno poi ricopre, e che quando ci ricresce l’erba un po’ alta attorno, rischi di spaccartici una caviglia, o rischiano di spaccarsi un crociato i cani, giocando in quel prato. A volte sono talmente grandi che il trattore taglia erba ci si impiglia dentro.

Poi ci son i cani che vanno a caccia di “bon bon biologici”, cacche! non necessariamente di altri cani, quelle di gatto sono un must, ma quella umana se “sciolta” è un ottimo shampoo per cani a quanto pare, quando non considerata come succulenta mousse. E poi ci sono quelli che cercano il cadavere in putrefazione e se lo mangiano, quando non ci si rotolano su, a volte sembra che si stiano allegramente rotolando nell’erba godendosi il sole primaverile? No cari miei, è un lombrico in decomposizione dall’odore sublime, per il cane. A volte invece è proprio qualcosa di grosso e decisamente putrido, da cui poi lo devi ripulire.

E già che parliamo di cani che si imbrattano, ci sono quelli che si tuffano nei fossi o si sdraiano nelle pozzanghere, che vai via col cane bianco e torni col cane nero, quantomeno fino a metà, e voi avete idea si, di che puzza faccia quella fanghiglia che si trova sotto fossi o corsi d’acqua no? E quanto sia ostica da levare!

Poi c’è il “cane pigro”, quello che ti chiedi cosa lo portano a fare al parco che si mette li e dorme. Ma diciamocelo, che spesso, è un momento di socialità mica solo per i quattrozampe, e allora ecco che è il cane, che porta al parco il padrone!

E poi c’è “l’abbaione”, quello che abbaia in continuazione, o per avere attenzioni dal proprietario, o dagli altri cani, ma alla fine l’esito è sempre che dopo un po ti fa saltare i nervi! E qui dovrei fare un mea culpa, dato che sono stata soprannominata BAIULIN mica per nulla…

E poi abbiamo quello che vuol “stare sempre in braccio”, anche li, è probabilmente lui che porta il parco il padrone insomma.

Una delle figure più odiose fra i cani da parchetto è” l’erotomane”, quello che si monta sempre tutte le femmine, e a volte non solo quelle, ma anche maschi e umani. e se ci fate caso in genere, il proprietario ne è quasi sempre compiaciuto. Anche perché sennò probabilmente, sempre se in grado di impartire un minimo di regole/educazione al cane, avrebbe corretto il comportamento. Ora, considerando che spesso molte cagnette sono sterilizzate e comunque non in calore, che non può essere sempre e solo “dominanza”, spesso o hanno testosterone in abbondanza, e ci sono anche quelli, e sarebbe il caso di provvedere in qualche modo, perché non vivono bene nemmeno loro, o è un comportamento sostitutivo per abbassare lo stress, segno che forse, così tanto bene in quel posto magari non ci stanno nemmeno, questi cani. Insomma, a volte tocca pure rinunciare al parchetto, per il bene del nostro cane, anche questo sarebbe da valutare!

Alla descrizione di queste tipiche figure, farei seguire i “marcatori compulsivi”, quelli che anche se la vescica è vuota da 3 ore, continuano a marcare tutto, ragazzi, anche qui, non è normale, oltre un certo limite denota stress, tentativo di controllo del territorio/situazione, che non per forza sfocia in rissa, ma può, specie in presenza di certi caratteri delle controparti, e comunque a volte lo fanno pure addosso alla gente o gli altri cani, e direi che ecco, non è il, massimo. Vi svelo un segreto, che vale ancor di più quando avete il piccolo idrante al guinzaglio, guardate che è possibile dissuaderlo, toglierlo mentre sta per farlo o lo sta facendo, e fargli anche capire che non ci fa piacere, che innaffi ogni protuberanza. Vi assicuro che forse potrebbe pure esserci un miglioramento nella sua gestione e nel suo comportamento.

La cosa divertente, comunque, è quando si mettono a marcare a rotazione, tutti lo stesso punto, va uno, l’altro copre il primo, poi il terzo copre il secondo, a volte si infila pure una femmina, perché anche loro spesso marcano e coprono pipì altrui, alzando pure la gamba, e vano avanti a lungo a rotazione così.

E poi ci sono quelli che arrivano con due o più cani, fra cui spesso finisco anche io, visto che non ne ho pochi. Ora dovete sapere che i cani multipli conviventi si imbrancano, e spesso fanno comunella stalkerizzando gli altri, dopo di che c’è il proprietario che interviene, e li stoppa e riprende, e quello che se ne frega, o al massimo mette uno dei due al guinzaglio per impedire di far danni, senza fiatare o mostrare il minimo disappunto al cane per coreggerlo. Beh, i miracoli non si fanno, e poi dipende anche dalla razza/incorcio e dalla sua docilità, ma in fase di crescita, far capire al cane che certi comportamenti non sono graditi è possibilissimo, ma esattamente come con i cuccioli umani, ultimamente c’è un po troppo permissivismo anche per i cani. In questi casi comunque, c’è da dire che non si dovrebbero prendere due cuccioli assieme, anche se molti lo fanno “così si fanno compagnia” e comunque “ho sempre fatto così”, e quando anche lo si fa, vanno comunque gestiti separatamente per un certo periodo, come separatamente va gestito per un certo periodo, almeno una parte delle volte che si porta a spasso il cucciolo nuovo, anche se l’altro cane quando lo portiamo a casa è già adulto.

Beh poi ci sono le solite scene alle quali tutti abbiamo assstito o preso parte. “E FEMMINAAAAA????” perché si sa che molti cani vanno meno d’accordo con i pari sesso, specialmente alcun tipologie di essi.

 

Insomma, spero con questo racconto di aver toccato un po tutte le categorie di cani e proprietari che si incontrano solitamente, e avervi fatto divertire dando anche qualche suggerimento.

Io, continuo ad usare le aree sgambamento anche per socializzare cuccioli/oni e far si che abbiano corretti rapporti con i conspecifici durante tutta la loro crescita, perché avere altri N-mila cani a casa non basta, e non è la stessa cosa! Devono imparare a rapportarsi con tutti e in tutte le situazioni, del resto sto in campagna, non ho bisogno di portarli al parco per fare i bisogni e sgambare, ma lo faccio proprio per una esigenza etologica loro, e certo, in parte anche mia!

Ovviamente io ho l’occhio per capire quali sono i soggetti e le situazioni adatte, ma anche qui si sente gente che le aree sgambamento le trova utili, come chi dice di evitarle come la peste. Questo perché a volte in effetti la situazione non è delle migliori, o non è adatta al nostro cucciolo in particolare, e non tutti hanno le competenze per capirlo o gestire la cosa. Ad esempio per far passare a Gaia la paura di cani grossi e neri che aveva da cucciola, in quanto fu spaventata quotidianamente e ripetutamente dai pastori tedeschi neri dei vicini, e quindi lei a vedere arrivare un cane con fare deciso, se la dava a gambe, dovetti cambiare posto, perché al parco dove andavo da anni con i miei cani, c’erano un paio di quei soggetti che, se non è aria “stanno bassi”, ma se vedono il canino in difficoltà fanno i gradassi e “calcano la zampa”, e per come era lei in quel momento, non era il caso e trovai allora un altro posto dove incontrare cani più tranquilli e che non si comportavano così.

Insomma, se non siete particolarmente ferrati, nonostante tutte le chiacchiere fatte in questo racconto, vi consiglio comunque di chiedere aiuto a qualcuno più esperto, magari almeno i primi tempi. Ma posso fieramente affermare, di essere un’assidua frequentatrice dei parchetti per cani! E meno male che ci sono!

 

Post scrittum ad interesse puramente umano, negli anni ho visto anche tante storie di amore o amicizia, nate in questi contesti, giusto perchè nemmeno questo guasta no? E di certo, sarà quantomeno una amicizia, o un partner, che non avrà schifo della presenza del nostro amico a quattro zampe!

 

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