RSR, cos’è e a cosa servIREBBe.

pedigree rsr

Parlando di cani di razza viene subito in mente il pedigree, che non è un vanto, un blasone, qualcosa per cui farsi belli, ma altro che un documento che attesta la genealogia del soggetto, ovvero chi sono i genitori i nonni e cosi via, e che attesta che lui e i suoi ascendenti sono conformi allo standard della sua razza e iscritti ai relativi registri. Non è un titolo nobiliare, non è ne buono ne cattivo, è solo un documento anagrafico. Nel pedigree cartaceo si trovano solo 4 generazioni di ascendenti, mentre se si va online possiamo andare più a ritroso, purché gli ascendenti siano registrati. Qui trovate il modulo ENCI per la ricerca di un soggetto, magari potete dilettarvi a cercare il vostro cane e vedere cosa ne esce. Se non conoscete già lo strumento ho scritto un articolo che spiega come utilizzarlo.

Non è tantissimi anni che ENCI ha il suo pedigree database online, per cui cani prima di una certa data non si trovano. Ci sono però vari siti che a seconda della razza consentono di inserire i pedigree dei cani della razza X. Ma un po come Wikipedia, ognuno fa da se nell’inserimento dei cani, a volte anche quelli di altri se non sono già presenti, per poter poi registrare il proprio, e dietro non c’è nessun ente che certifica e controlla, quindi non è sempre garantita la veridicità delle informazioni riportate. Un esempio di siti dovre trovare database è PedigreeDatabase, o WorkingDog per molte razze o ad esempio Anadune per i Border Collie.

Ora, a ciascun cane presente nel database ENCI è assegnato ovviamente un codice, una sorta di numero di inventario, e tale codice è univoco. I cani normalmente vengono iscritti nel Registro delle Origini Italiane (ROI), quello che una volta veniva chiamato Libro delle Origini Italiane (LOI), e di fatti capita ancora di sentir dire LOI invece di ROI, e la stessa ENCI nel suo database antepone al codice numerico assegnato al soggetto di cui sopra, le lettere LO e non RO.
MA il ROI non è l’unico registro su cui troviamo soggetti con pedigree, esiste infatti un altro registro, detto Registro Supplementare dei Riconosciuti (RSR). Anche lui ha un vecchio predecessore in disuso come nome ed era Libro Italiano dei Riconosciuti, ovvero LIR e anche questo scommetto l’avrete sentito dire, e anche in questo caso i cani che vi sono registrati e che troviamo nel database avranno come iniziale LI, utilizzando ENCI ancora la vecchia dicitura per schedarli informaticamente.

Qual’è la differenza fra questi due registri quindi? A parte che il pedigree cartaceo ROI è marroncino (o rosa per i figli di due riproduttori selezionati) , mentre quello RSR è verde? La differenza è che, come diceva la vecchia dicitura, nel secondo registro ci finiscono i cani che sono stati riconosciuti come capostipiti di razza. Ma che significa questo? Significa che qualcuno ha in qualche modo per le mani un cane che sembrerebbe appartenere alla razza X, ma di cui non ha i documenti che ne provino l’appartenenza alla razza stessa, e si è presentato con il soggetto ad una esposizione, dove un esperto giudice valutandolo ha ritenuto che si, il soggetto è tipico e può ottenere il pedigree che attesta che è della razza X, ma ovviamente, senza nessuna informazione riguardo gli ascendenti, in quanto figlio di NN. E quindi da considerare appunto un capostipite, a cui viene rilasciato un pedigree di prima generazione e un codice univoco.

Ora voi direte, che bello! Allora il mio cane “di razza senza pedigree” può diventare di razza!?!?!

beh… si, no, forse… dipende. La cosa è un po’ più complessa di così, e quindi vediamo di chiarire qualche concetto. Allora innanzitutto, questo registro non è disponibile per tutte le razze. In genere viene mantenuto aperto quando la razza è giovane, o può essere riaperto in casi eccezionali in cui sia ritenuto necessario, e se di sicuro per le razze italiane è sempre aperto, per quelle straniere dipende. Sul sito ENCI troviamo di fatti due elenchi, l’elenco delle razze escluse dalla possibilità di fare RSR, e le razze per cui è ancora possibile farlo ma con restrizioni, dove con restrizioni in genere, si pretende che a visionare il soggetto sia un giudice un po’ più esperto, e quindi si richiede che il cane sia giudicato non in una semplice esposizione nazionale o internazionale, ma durante una speciale o raduno per la razza X, a volte magari proprio solo durante quello organizzato direttamente dal club che tutela la razza, dove si spera che il giudice scelto sia più rigoroso.  Questo per evitare di dare il pedigree a cani palesemente lontani anni luce da quello che dovrebbe essere un degno rappresentante della razza, perché succede! Eccome che succede! Le medaglie hanno sempre due facce! Se invece la razza non è in nessuno dei due elenchi, per quella razza è ancora aperto RSR senza nessuna limitazione e per ottenere il pedigree di prima generazione posso andare in una qualunque expo.

Ora, per poter accedere al registro diciamo normale, ovvero ROI, il soggetto deve avere almeno 3 generazioni piene di ascendenti appartenenti a uno dei due registri appena elencati,  quindi se il soggetto che ho fatto riconoscere come prima generazione, lo accoppio con uno della sua razza, che però deve appartenere al registro ROI, (non si potrebbe accoppiare due RSR fra loro salvo deroghe), i figli saranno di RSR seconda generazione, e cosi via. Quando il pedigree si sarà riempito di almeno 3 generazioni piene di ascendenti registrati, durante la sua registrazione tramite modello B il soggetto sarà passato di ufficio da RSR a ROI.

Fino a non tanto tempo fa il passaggio per il soggetto era necessario richiederlo esplicitamente ad ENCI dopo aver ottenuto almeno un Molto Buono in esposizione, altrimenti restava in RSR,  e il molto buono serviva per verificare che il frutto degli incroci con un cane di origini incerte certificato da zero siano ancora tipici come sembrava il cane stesso. Del cane infatti non avevamo certezze, e quindi avrebbe potuto riservare sorprese, a volte infatti strane accozzaglie genetiche danno un cane che può somigliare a qualcosa, ma magari nelle generazioni successive salta fuori di più della genetica rimasta nascosta degli ascendenti che magari non sono proprio della razza per cui è stato riconosciuto il soggetto, e quindi una verifica prima di rientrare nei registri ufficiali è una cosa che io trovavo sacrosanto fare. E se parliamo di cani da lavoro, magari anche una verifica attitudinale. Tuttavia, benché questa attualmente mancata verifica prima di entrare nel vero mondo dei cani di razza, io la trovassi necessaria, sono molto più dispiaciuta del fatto che il registro supplementare non sia aperto per tutte le razze, e adesso vediamo il perché.

Allora, tanti “approfittano” in maniera non sempre consona, della attuale apertura del registro per “la loro razza”, ma in teoria il registro in questione, non servirebbe proprio per andare a prendere il cane a 2-300 euro dal cagnaro di turno, che magari non ha fatto test e lastre ai riproduttori, riproduttori che magari neanche sono “puri” al 100% (metto puri fra virgolette perché a breve ci tornerò), per poi chiederne il riconoscimento ed avere così un cane di razza quasi a costo zero. Oddio, si volendo si, se magari il soggetto merita, se magari vediamo che è sano tipico e può apportare qualcosa alla razza, in casi eccezionale si, ma non è proprio cosi che si dovrebbe usare l’RSR.

Una doverosa una parentesi, non è un caso che i registri siano aperti per le razze italiane, un po di patriottismo, magari c’è un qualche soggetto tipico in qualche masseria che vale la pena includere, anche perché molto spesso chi lavora davvero coi cani, il pedigree, sbagliando o meno che sia, ma non sempre lo fa, eppure parliamo spesso di cani che danno sul serio una mano sul lavoro, fanno davvero ancora gli ausiliari, non sono cani di persone per le quali il lavoro è far nascere e vendere cani, come succede per lo più al giorno d’oggi alla maggiorparte di chi fa cucciolate di razza, ma parliamo di cani che lavorano davvero sul campo come ausiliari. Quindi, per le razze autoctone per fortuna c’è sempre questa possibilità, anche se a volte con restrizioni.

I registri supplementari sono in genere aperti anche per razze nuove, riconosciute da poco, o per le quali magari si decide abbiano bisogno di una boccata d’aria fresca per qualche motivo, in modo che si possa inserire qualche soggetto nuovo, per poi tornare a “stringere”, specialmente se il soggetto nuovo non è tipicissimissimo.
La boccata d’aria fresca potrebbe essere necessaria se ci si è in qualche modo “incartati” in allevamento, con troppa consanguineità e scarsa variabilità residua sulla razza, o magari con presenza in alta percentuale di soggetti che contraggono una o più malattie divenute tipiche della razza, magari come spesso accade, dopo aver usato in tantissimi lo stesso stallone “di moda” che era però portatore di qualche malattia.

Un piccolo escursus su ENCI e la FCI, per chi non lo sapesse Enci, Ente Nazionale della Cinofilia Italiana, è la società che gestisce il cane di razza in italia, tenuta dei libri genealogici, organizzazione di manifestazioni, rilascio di titoli ecc. ENCI è affiliata ad FCI, Federazione Cinofila Internazionale, con sede in Belgio, di cui sono membri vari Kennel Club nazionali, come appunto ENCI in italia. Sebbene con alcune modifiche sul regolamento nazionale, i kennel club membri fanno tutti capo ad FCI, e sostanzialmente scambi di cuccioli e monte con cani stranieri, ma in registri di kennel club membri, sono equivalenti a quelli che si fanno all’interno dello stesso kennel club nazionale. Ovvero se acquisto  un cane all’estero posso “convertire” il pedigree ad Italiano, se faccio una monta con un cane straniero, i miei cuccioli avranno regolare pedigree come se avessi usato uno stallone italiano. Ci sono però altre associazioni ed altri kennel club al mondo, seri esattamente quanto ENCI ed FCI, che non sono affiliati FCI, e con cui non è possibile fare questo. Di fatto per ENCI/FCI un cane con pedigree proveniente da questi kennel club è considerato un meticcio. Ma magari in quelle nazioni hanno anche loro le razze che seguiamo, magari a volte con uno standard leggermente differente. E chi importa questi cani, non  ha altro modo che riconoscerli come RSR per poterli usare nei suoi piani di allevamento.

Quindi, tornando al nostro RSR, sia per razze nuove che vecchie “da risistemare”, a volte può essere utile ai fini della selezione, anche importare soggetti da queste nazioni, con kennel club equivalenti alla nostra ENCI, ma che però non sono riconosciuti dalla FCI, e quindi non è possibile convertire il pedigree straniero in italiano, come si fa quando si acquista all’estero un cane da un altro stato che ha invece un kennel club affiliato FCI come noi. Ad esempio, per la razza che allevo, il pastore svizzero bianco, molti soggetti tutto’ora vengono importati dagli USA o dall’inghilterra o altri stati non FCI, e quindi il loro pedigree non è riconosciuto FCI come invece quello di alcuni dei miei cani presi in svizzera e germania e a cui ho fatto il passaggio a pedigree ENCI tramite la pratica apposita presso il gruppo cinofilo della mia città. Finchè il registro supplementare dei riconosciuti sarà aperto in italia, sarà possibile rimpinguare la genetica della razza anche in questa maniera, ovvero importando soggetti da paesi non membri FCI. in altri stati ad esempio il registro al contrario che in italia, è già stato chiuso, ed è il club che tutela la razza che decide quando farlo.

Rimane il fatto che per quanto mi riguarda

IL REGISTRO SUPPLEMENTARE DEI RICONOSCIUTI DOVREBBE ESSERE SEMPRE APERTO E PER TUTTE LE RAZZE!

Perché? Perché se la razza è nuova, c’è bisogno di lavorarci ancora e quindi non può che essere utile, se invece non è nuova, una boccata d’aria fresca fa sempre bene, e può sempre essere utile.

So che quello che sto per scrivere non è il massimo della finezza, ma sono le parole di un allevatore alla buona, vecchio stampo, che sapeva fare il suo mestiere, e che diceva “alla cagna ogni tanto va dato un c…o bastardo, altrimenti la linea si disfa”, questo anche perché un tempo c’era meno l’abitudine di andare dallo stallone all’altro capo del mondo, o di farsi spedire il seme, ma ognuno sostanzialmente faceva con i suoi seppur tanti cani, andando inevitabilmente prima o poi, più o meno spesso, a fare consanguineità più o meno stretta, a volte volutamente strettissima, e insomma, la consanguineità è un’arma a doppio taglio di cui non si dovrebbe abusare, e di cui ho parlato qui. Al di la del fatto che una volta i cani erano per lo più ausiliari e non “pet”, e non è che si vendevano a famiglie tutti i cuccioli nati, quindi se anche in ogni cucciolata ci fosse stato solo un cucciolo o due sano e uscito come ce lo aspettavamo e gli altri NO, “non era un problema”, si tenevano solo quelli, gli altri… avete capito, bocche inutili da sfamare, poco etico, ma un tempo era così. Oggi invece, questi cuccioli si danno a famiglie quasi tutti, per cui tendenzialmente con certi esperimenti si deve stare più attenti, perché la consanguineità si sa fissa i pregi, ma pure i difetti e le malattie.

Ma non solo, ci sono studi che dimostrano che la troppa consanguineità non solo rischia di fissare anche quello che non vorremmo, ma da problemi chiamati depressione da inbreeding per cui i cuccioli sono meno vitali, meno numerosi, più piccoli, il sistema immunitario si indebolisce generazione dopo generazione e la taglia si riduce, come ci sono anche studi e statistiche sul fatto che, andando a togliere soggetti che si pensa portino patologie, si toglie si la patologia, ma ci si “incarta” in altro modo, riducendo talmente tanto il pool genetico che si, magari abbiamo tolto quel problema, ma nel mentre ce ne siamo creati altri 10 peggiori! Ho scritto un articolo anche riguardo a questo. La variabilità genetica è fondamentale, la natura la vuole, la premia, e quindi alla fine come si fa? Perché “buttando dentro” soggetti dalle origini dubbie, a parte l’effettiva probabilità che possano essere davvero parenti con cani già registrati, magari con pedigree “pieno”, perché magari al nostro non hanno fatto il pedigree ma con un altro cane con cui vado ad accoppiarlo poi, son fratelli, per dire, e quindi si rischia la consanguneità senza saperlo, ma potrebbe essere che ne so, il classico meticcio maremmano che dall’aspetto pare un golden ma che è tutt’altro e mi va a “incasinare” la genetica della razza se lo uso. Insomma, aggiungere altro mina “la purezza”… e torniamo finalmente su sta benedetta purezza!

I CANI NON SON MINERALI E NEMMENO METALLI, non ha quindi senso a mio avviso parlare di purezza!

I geni sono sempre gli stessi nel cane, semplicemente all’interno di una razza c’è un livello di omozigosi (ovvero lo stesso identico gene passato sia da mamma che da papa al figlio) diffusa a tutti gli individui  per certi tratti ritenuti fondamentali e che fanno si che i soggetti che appartengono alla stessa razza siano molto simili fra loro sia morfologicamente che attitudinalmente. Insomma, essere di razza da una più alta probabilità di avere determinate caratteristiche, ne più ne meno, ma i geni dei cani sono gli stessi, non è che quelli del pastore tedesco sono di una specie diversa da quelli di un Chihuaua! Anzi, sono molto, molto vicini geneticamente, più di quanto pensiamo. Piccole differenze genetiche nel cane spesso si traducono in grandi differenze fenotipiche (ovvero sul soggetto vivente).

Ecco che se io accoppio due cani diversissimi come un carlino con un levriero afgano, per fare un esempio assurdo, chissà che mi esce, chissà a che assomiglia, ma mettiamo che un cucciolo somigli a uno dei due genitori e io richieda di farlo entrare nell’RSR della razza relativa (ammettendo sia aperto), può darsi che in seconda generazione tornino fuori tratti atipici per la razza per cui l’ho riconosciuto in quanto tipici dell’altra. Ma generazione dopo generazione, il “DNA foresto” che ho inserito facendo accoppiamenti di questo tipo, andrà “diluendosi” e anche tramite test del DNA per vedere se il soggetto è tipico, dopo svariate generazioni, non saranno più in grado di rivelare le sue origini.

Mi raccomando era un esempio, non mettetevi tutti ad accoppiare Chihuaua per levrieri, queste cose le deve fare chi sa cosa fa, chi conosce la materia, le criticità di una razza e le dinamiche genetiche, tuttavia è una potente arma per poter lavorare su una razza, specialmente se la stessa è in difficoltà, e credetemi succede, ed è successo, che una razza finisca in difficoltà.

Al giorno d’oggi spesso si travisa quello che è la cultura cinofila, la genetica e l’importanza del pedigree, il pedigree è appunto un certificato genealogico che ci dice chi sono gli ascendenti, ma non bisogna fissarsi che se il cane “non è puro” è una tragedia.

Io lo chiamo romanticismo genetico, il concetto per cui se i geni non vengono solo da millemila generazioni di cani di questa razza, è un problema quasi mortale.

Per me è un problema se il cane non è tipico, non è sano, non svolge bene il compito designato alla sua razza, ricordiamoci che il cane è un ausiliare, ha un compito da svolgere e deve essere idoneo a farlo. Se io riesco a percorrere una nuova strada che mi porta a riavere il cane tipico partendo anche da altro, il problema dov’è? E vi assicuro che è stato fatto più volte, il lavoro di ricostruzione di una razza che magari durante la guerra, si era quasi estinta o aveva subito grosse perdite. Inoltre oggi con tutti i test genetici a disposizione, è ancora più facile controllare che siano presenti certi tratti desiderati e viceversa.
Inoltre, immissioni di “DNA esterno“ ci sono sempre state, più o meno dichiaratamente, ma perché appunto magari era necessario, oppure proprio truffaldinamente, o SPESSISSIMO perché è successo senza che ce ne accorgessimo, non avete idea di quante volte succede, e spesso davvero in buona fede, che alla femmina “arrivi”/anche un altro maschio diverso da quello usato e prescelto per la monta. La cosa che capita più spesso infatti, è che i cuccioli non sono tutti dello stesso padre, dato che gli ovuli possono essere fecondati in momenti diversi. Quindi no, non sempre il pedigree che crediamo essere attendibile è davvero quello, eppure i cani restano tipici.

In altri stati è obbligatorio il controllo di parentela fra genitori figli prima dell’emissione del pedigree, in italia per ora è richiesto solo in casi particolari o se viene fatta una segnalazione da parte di qualcuno se secondo lui qualcosa non torna. Quindi, non è detto che se qualcosa non torna, lo si venga sempre a sapere.

 

pedigree rsresempio di come sia profondamente cambiata una razza dopo decenni di selezione tanto da renderla quasi irriconosciubile Sopra un bull terrier di qualche devennio fa a confronto di uno “MODERNO”.

Ma concludendo, tornando ai nuovi capostipiti … ma scusate, siamo passati da tipo a ipertipo sconvolgendo razze che guardando le foto storiche non sono nemmeno riconoscibili, ma va bene perché si è lavorato sempre su quella genetica stringendo verso una certa generazione, senza immettere altro, e se si riottiene il cane come dovrebbe essere da standard passando dalla porta di servizio invece che da quella principale, ma si ottiene lo stesso risultato, non va bene? Questo forse perché si è perso di vista che cos’è veramente un cane, e oggi la cinofilia è sul filo del rasoio fra la passione, il business e l’ego da mantenere alto. Quindi ribadisco che a mio avviso l’RSR è un potente strumento a disposizione della cinofilia, e mi auspico che venga utilizzato al meglio negli anni a venire dove e quando serve, ovviamente fatto da chi ne capisce qualcosa e non perché abbiamo preso il cane in negozio e vogliamo che sia ufficialmente di razza anche lui.

 

 

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